
Month: giugno 2017


Festival delle Diversità 2017: le canzoni
Il Festival delle Diversità di Caleidos ha un inno ufficiale: è la canzone Diverso è naturale delle classi 3A e 3B della primaria Serotti, vincitrice del concorso musicale del Festival 2017. La giuria dell’associazione ha dovuto faticare per decretare la classifica, visti gli ottimi contenuti e la grande originalità dei brani ricevuti. Ma alla fine, eccola:
1: Diverso è naturale
2: Un linguaggio universale
3 parimerito: Diversi in versi & Girotondo
Di seguito i brani interpretati dalle rispettive classi e i testi.
DIVERSO E’ NATURALE, classi 3A/3B – scuola primaria G. Serotti – IC CASTEL SAN PIETRO TERME
Lui è diverso DIVERSO È NATURALE.
Lui è diverso OGNUNO È ORIGINALE.
Lei è diversa, la sua pelle è scura QUESTO CERTO NON MI FA PAURA.
Lei è diversa, la sua lingua non capisco MA ANCHE COL CUORE SE VOGLIO INTUISCO.
Lui è snello IO SONO PAFFUTELLO.
Lei ridere mi fa ED IO AL BISOGNO SON QUA.
Lei sa disegnare ED IO SO CANTARE.
Sono diversi: pregano altri dei OGNI RELIGIONE HA I SUOI PREGI ED I SUOI NEI.
Siamo diversi nelle abilità MA SE CI AIUTIAMO, VIA LE DIFFICOLTÀ.
Ora ho capito che diverso è bello,
che ogni uomo è sempre mio fratello.
Ora ho capito che se mettiam gli occhiali
possiam notare che tutti abbiam le ali.
Ora ho capito che abbiam tante emozioni
che ci fan cantare milioni di canzoni.
Ora ho capito che siam solo una voce
è come un fiume che va dritto alla sua foce.
Ora ho capito che diverso è divertente,
e che viviamo in armonia con l’altra gente.
UN LINGUAGGIO UNIVERSALE, classi 2A/2B – scuola primaria G. Serotti – IC CASTEL SAN PIETRO TERME
Siamo diversi dammi la mano,
vedrai che insieme andremo lontano.
Abbiamo un sogno da realizzare
ed una meta da conquistare.
Siamo speciali,
ma tutti uguali,
siamo veloci oppure un po’ lenti …
Grande è l’attesa della conquista,
senza la resa, dai tutti in pista!!!!
C’è una forza dentro di noi,
apri il tuo cuore se tu lo vuoi.
Se messi insieme facciamo di più!
Non solo io, non solo tu!
Uniamo le forze, andiamo più in alto,
facciamo insieme un grande salto.
Forse è difficile, ma credi a me
dell’amicizia il segreto è!!!
È universale questo linguaggio
Conosci l’altro, dai, coraggio!!!
DIVERSI….IN VERSI! classe 1B – scuola primaria G. Serotti – IC CASTEL SAN PIETRO TERME
DIVERSI I NOMI
DIVERSI I COGNOMI.
CAMBIANO I CAPELLI
MA SON TUTTI BELLI.
OCCHI CHIARI OCCHI SCURI
DEI BAMBINI SONO PURI.
BIMBI ALTI BIMBI BASSI
TUTTI FANNO GRANDI PASSI.
COLORI, FORME, STOFFE DEI VESTITI
MA L’IMPORTANTE È ESSERE PULITI.
DIFETTI E QUALITÀ
FANNO LA FELICITÀ.
QUALSIASI SIANO I GUSTI
SON TUTTI MOLTO GIUSTI.
VOCI DIFFERENTI
SUONANO IN TUTTI I CONTINENTI.
SIAMO NOI PERSONE DIVERSE
MA LE UGUAGLIANZE
NON SARANNO MAI PERSE!
GIROTONDO, classe 1A – scuola primaria G. Serotti – IC CASTEL SAN PIETRO TERME
Giro girotondo
veniam da tutto mondo
veniamo da lontano
su diamoci la mano
Io solo piccolino
tu invece grandino
Io sono cicciottino
tu invece magrolino
A me piace cantare
a te invece ballare
La mia pelle è bianca
è bianca come il latte
la tua è scura
come il cioccolato
insieme facciamo
un gustoso gelato
Siam tutti diversi
lo diciam con questi versi
siamo tutti amici
saremo più felici!

L’altra faccia della migrazione
La cooperativa che fra i tanti servizi (educativi, socio assistenziali ed inserimento lavorativo) si occupa anche di accoglienza e integrazione coinvolta per il Festival delle Diversità 2017, all’interno del pic-nic della domenica (sotto, le foto), è la cooperativa Camelot di Ferrara, nata nel 1999 come coop sociale ed impegnata nell’assistenza ai migranti richiedenti asilo da una decina di anni. All’inizio dell’attività di accoglienza, nel 2001, la coop si occupava del Centro servizi integrati per l’immigrazione di Ferrara e dei comuni della provincia coordinato dall’assessorato alle Politiche sociali di Ferrara e gestito da Camelot stessa. Nel 2006 ha aperto la prima struttura di accoglienza Sprar; da allora sono seguite molte altre esperienze ed oggi Camelot è attiva sui territori di Ferrara, Ravenna e Bologna, Imola compresa.
Abbiamo chiesto a Francesco Grossi, operatore socio-culturale ed oggi anche referente territoriale per i progetti su Imola, in cosa consiste il lavoro dell’accoglienza, un’attività oggi ancora più delicata di ieri per via dell’emergenza e degli equilibri politici riguardo quello che resta un dovere di tutti gli Stati: l’accoglienza internazionale.
Francesco, con quale percorso di diventa operatori socio-culturali?
“Oggi esistono diverse strade, fra cui corsi di laurea ad hoc. Personalmente vengo da studi universitari in Antropologia, durante i quali ho scelto un tirocinio formativo presso il CIE di Bologna, a stretto contatto con i primi migranti dell’emergenza Nord Africa. Per caso mi sono trovato in una realtà particolare, ricca dal punto di vista umano ma anche delicata; in pochi mesi ho capito che sarebbe stato il mio lavoro e nonostante altre esperienze dopo il tirocinio, ho avuto la fortuna di incontrare Camelot che mi ha accolto nell’ambito di lavoro che volevo seguire”.
Che lavoro è quello dell’operatore socio-culturale?
“Un lavoro complesso ma fondamentale. Bisogna saper operare in maniera trasversale fra tematiche differenti: sociali, psicologiche, burocratiche. Le professionalità che lavorano nell’accoglienza sono molteplici: oltre agli operatori ci sono psicologi, insegnanti di italiano, mediatori linguistici, animatori sociali, consulenti legali. Ognuno ha il suo compito, tutti ruoli importanti con grandi competenze, per i quali servono anche consapevolezza e conoscenza, e per questo la formazione è continua. L’operatore però è il primo riferimento dei beneficiari e deve saper rispondere ai bisogni fondamentali e mettere in contatto con le altre professionalità secondo le esigenze. E poi non bisogna dimenticare tutte le figure che operano nella gestione dei progetti, nel coordinamento e in amministrazione; non direttamente sul campo, diciamo, ma si tratta comunque di ruoli connessi all’accoglienza”.
Chi sono i beneficiari dell’accoglienza, quelli che comunemente sono chiamati migranti?
“Sono persone, non di più non di meno. Persone con storie spesso difficili, con differenze gli uni dagli altri che li rendono unici. Per questo non mi piacciono i termini plurali come migranti o richiedenti asilo, appunto. Dal punto di vista tecnico, sono persone giunte in Italia al fine di richiedere protezione internazionale o umanitaria come sancito dagli Accordi di Ginevra che l’Italia ha sottoscritto, perché la protezione è un diritto dell’individuo. Nel loro percorso di accoglienza, i migranti devono corrispondere la propria storia ad una Commissione territoriale che si occupa poi di rilasciare il documento di protezione più opportuno sulla base della storia: asilo politico e protezione sussidiaria durano 5 anni, protezione umanitaria due. È anche possibile che la protezione non sia riconosciuta”.
Perché hai scelto questo lavoro?
“Avere a che fare con le storie delle persone è sempre emozionante. Si tratta di persone diverse da me e dai miei conoscenti, che provengono da luoghi diversi da quelli che conosco, che hanno esperienze diverse. Oltre alla definizione data prima, si tratta di persone. E questo rende il mio lavoro ricco ma complesso. Servono impegno e motivazione”.
Una tua motivazione?
“Come ho detto, le esperienze. Ad esempio un paio di settimane fa mi ha emozionato molto vedere lo spettacolo I minotauri al quale hanno collaborato e partecipato alcuni ragazzi del centro di Imola La Pascola impegnati nel volontariato con l’associazione culturale Extravagantis. Alla stessa maniera è stato emozionante ed arricchente l’esperienza con voi di due anni fa (lo spettacolo Bhramanakariri-Viaggiatori per il Festival delle Diversità 2015, ndr). Questi momenti di condivisione sono molto importanti per i nostri ospiti, sono momenti che veicolano integrazione con il territorio, un’integrazione utile per loro ed anche per il territorio stesso”.
Credi che si possa fare di più?
“Assolutamente. In primis con le collaborazioni come queste, ottimi modi per coinvolgere entrambi i lati dell’integrazione: chi accoglie e chi viene accolto. Camelot da questo punto di vista è sempre disponibile ad attivare nuove forme di collaborazione, di incontro e di valorizzazione delle comunità. Del resto fino a che i richiedenti asilo si trovano in un centro di accoglienza fanno al cento per cento parte di una comunità, e allora è bene cercare punti di contatto che possano arricchire tutti”.

Soffi di Felicità… Al giardino degli angeli

#Giornifelici elisir: in viaggio verso il proprio invecchiamento felice
In quanti vorremmo trovare una formula magica per non sentire il peso degli anni che passano…
Dobbiamo subito chiarire una cosa: l’invecchiamento non corrisponde alla vecchiaia. La cosiddetta vecchiaia è un’epoca della vita determinata dagli anni che si hanno, mentre l’invecchiamento è un processo di crescita che è diverso per ciascuno, a seconda di come conduciamo la nostra vita. Non è vantaggioso solo vivere a lungo, ma è necessario anche vivere bene! Oltre alla salute fisica, è importante saper godere di uno stato di benessere complessivo, che si raggiunge più attraverso il proprio modo di guardare a sé stessi che attraverso buone condizioni oggettive.
Non siamo preparati ad affrontare l’invecchiamento. C’è però una buona notizia: è possibile allenare la propria capacità di costruire benessere, così come si allenano i muscoli del corpo. Ti sorprenderai di quanto, in poco tempo, diventerai abile a svelare bellezza e opportunità in ogni dove!
Il laboratorio #giornifelici Elisir si rivolge a persone adulte che desiderano allenarsi a costruire il proprio invecchiamento felice. Si svolge in 12 incontri settimanali di 2 ore ciascuno il giovedì ore 16-18, a partire dal 28 settembre 2017 presso la CRA Beata Vergine delle Grazie, via Beniamino Gigli 26, BO.
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